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Gli Indipendentisti di Enna e il petrolio: altro che ricchezza!
Negli anni '50 le trivelle ci diedero falsa speranza
Angelo Severino

NEGLI ANNI '50 LE TRIVELLE CI DIEDERO SPERANZA
Ma invece della ricchezza ci hanno regalato inquinamento e tumori


Enna, 16 novembre 2007 -
In Sicilia si raffina l'80 per cento del carburante consumato in Italia. Le riserve di idrocarburi stimate consentono quattro secoli di indipendenza energetica della Sicilia, se l'import export dell'Isola fosse quello di un paese indipendente, e l'incidenza dei prodotti petroliferi sarebbe quella di un medio paese OPEC. Il primo pozzo commerciale di petrolio italiano (circa un milione di barili) fu scoperto nel 1953 a Ragusa e oggi nella provincia iblea si estrae il 13 per cento del petrolio greggio nazionale.

La scoperta di quel giacimento consentì di sfruttare anche quello di Gela e quindi di creare nel 1959 un complesso petrolchimico per la lavorazione del grezzo estratto. Da allora, i Siciliani hanno reclamato inutilmente che ci fosse un equo risarcimento per il danno provocato dall'inquinamento prodotto dagli impianti petroliferi nell'Isola. Se da un lato lo Stato italiano ha ottenuto ricchezza, dall'altro lato il Popolo Siciliano non ha conseguito alcun vantaggio. Nel 2000 i Senatori di centro destra (minoranza) presentarono il disegno di legge per ridurre il carico fiscale sui prodotti petroliferi nella Regione Siciliana. Il progetto fu però insabbiato dalla maggioranza di centro sinistra.

Allo stesso tempo, la Casa delle libertà presentava alla Camera dei deputati un emendamento alla finanziaria 2001 per la defiscalizzazione delle accise sulla benzina nell'Isola portando la percentuale al 30 per cento, considerata dall'allora senatore Vito Cusimano (An) «una misura equa se si pensa che lo Stato riscuote dalle accise per la raffinazione del petrolio in Sicilia 50 mila miliardi di lire in media all'anno». L'emendamento, in un primo momento sostenuto anche da esponenti della maggioranza di centro sinistra, fu in seguito rigettato su pressione del Governo. Per la mancata defiscalizzazione degli idrocarburi in Sicilia i sindaci dei 42 comuni dell'Ups (Unione petrolifera comuni siciliani) chiesero le immediate dimissioni dei tre ministri siciliani (Cardinale, Mattarella e Bianco) e dei sottosegretari eletti in Sicilia. Programmarono inoltre, per il 15 dicembre del 2000, persino uno sciopero regionale per chiedere un decreto legge che abbattesse nell'Isola le accise sui prodotti petroliferi.

«Il Governo e la maggioranza (di centro sinistra) - affermarono all'Ups - hanno bocciato l'unica vera fonte di sviluppo, un diritto del Popolo Siciliano sostenuto per anni da uomini liberi appartenenti a tutti gli schieramenti. È stata persa dal Governo un'occasione epocale, quella di riparare con la defiscalizzazione dei carburanti a cinquant'anni di rapina e devastazione del territorio; di autorizzazioni concentrate dei più grandi petrolchimici europei, con licenza di uccidere; a un milione di miliardi di imposte incassate negli anni, dalla raffinazione ed estrazione petrolifera in Sicilia; agli scarti di un miliardo di tonnellate di greggio, a oggi raffinati, altamente nocivi».

Dicevamo che lo Stato italiano dal petrolio siciliano ha ottenuto ricchezza, mentre i Siciliani non hanno guadagnato nulla se non il record di tumori e di bimbi nati malformati sia a Gela sia nel triangolo industriale di Melilli-Augusta-Priolo in cui si contano cinque raffinerie. Ciononostante, a partire dagli anni '60, lo slogan popolare in Sicilia fu «meglio morire di inquinamento che di fame». Gli stabilimenti dell'Anic e dell'Agip del Petrolchimico di Gela hanno prodotto, a partire dal 1959, quasi 700 bambini con handicap, circa 850 dipendenti deceduti per tumore al polmone o per una malattia all'apparato respiratorio o per leucemia. Ma non solo. Per le esalazioni di acido solforico e per l'amianto, per l'ammoniaca respirata, per il benzene e per il benzolo, per il mercurio, a Gela (in base a una recente indagine) è stato riscontrato fra la popolazione un tasso di mortalità superiore alla media italiana con +57% per i tumori allo stomaco (per i maschi) e +74% al colon retto (per le femmine), +13% di uomini e +25% di donne deceduti per malattie cardiovascolari, +20% per cirrosi diagnosticate a maschi e a femmine.

A tutto questo si aggiunge che la benzina in Sicilia è cara. Non soltanto quanto in Italia ma mediamente di più, perché pare che ci siano (!!!) "costi elevati di trasporto". Per lu Frunti Nazziunali Sicilianu "Sicilia 'Ndipinnenti" - Fronte Nazionale Siciliano "Sicilia Indipendente" è una vera truffa ai danni dell'economia siciliana, l'ennesima! Ma non ci rendiamo conto che così non si può andare avanti? Il petrolio siciliano e il gas siciliano "sono nostri". È giunta l'ora per i Siciliani di svegliarsi! Le risorse di idrocarburi possono fare da volano per la nostra economia. Diciamo "basta" a un'Italia che non solo succhia gratis il nostro oro nero, ma in più ci maltratta e ci guarda come una colonia.

Angelo Severino



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Articolo inserito venerdì 16 novembre 2007 alle 21.03
I commenti a quest'articolo (1)
22/11/2007 14:17:12 - maria Parma
Gentile Sig. Severino, Lei ha perfettamente ragione nel suo "rapporto" circa le risorse petrolifere siciliane. Condivido quanto ha scritto in ogni sua parte e assieme a Lei esorto tutti i Siciliani a operarsi affinchè la Sicilia e la sua gente ritrovi rispetto e dignità dai più. Si potrebbe cominciare dall'esercizio al voto dando quest'ultimo a persone competenti e soprattutto oneste che si rimbocchino le maniche e ridiano lustro e prosperità a questa terra meravigliosa.